Le creative agency sono interpreti formidabili del mercato perché riuniscono, più di chiunque altra organizzazione, competenze umanistiche e tecnologiche, progettano esperienze, sperimentano tecniche, innovano strategie, anticipano i mercati e producono capitale narrativo, valorizzando linguaggio e abilitando visioni.

Le agenzie vedono mercati, dove i clienti vendono prodotti.
Ciò che vende è il valore della narrazione e oggi le agenzie sono le uniche davvero capaci di costruirla.
È la narrazione che compete sul mercato, non il prodotto.
Il compito dell’agenzia è associare indelebilmente una narrazione al brand, fissandola nella mente del pubblico.
Narrazione significa nel tempo “eredità” e nello spazio significa “posizionamento”.
Il valore di un’azienda è misurato non solo dal suo fatturato, ma anche dal suo capitale narrativo.
Le AI agency hanno ulteriormente emancipato la loro funzione progettuale e visionaria, cavalcando i mercati ibridi, dove hanno fatto il loro ingresso le macchine culturali.
Hanno compreso che il capitale narrativo sta lasciando il posto al capitale cognitivo.
Le aziende si strutturano oggi sulla capacità di entrare nella memoria delle persone e delle macchine.