Ci sono tre tipi di conoscenza:
– Ciò che si sa, e riguarda le nozioni e le informazioni.
– Ciò che si fa, e riguarda le competenze e le esperienze.
– Ciò che si è, e riguarda l’identità e la cultura.
A livello potenziale, l’IA generativa è in grado di trasmettere nozioni agli umani, diventando un sistema di conservazione della cultura.
Tutto ciò che è documentabile, trascrivibile, traducibile, può diventare dialogo, ricerca, estrazione, e riproduzione fedele.
Le competenze e le esperienze sono trasmissibili attraverso l’esempio e la pratica. L’AI agentiva, in future versioni equipaggiate su androidi fisici, potrebbe forse essere in grado di trasferire competenze per imitazione, agli umani.
Identità.
L’identità è invece un concetto ontologico. Richiede coscienza e consapevolezza e tale patrimonio non sembra applicabile a nessun tipo di IA finora conosciuta.
Questo ci dice esattamente quali sono i campi in cui, come aziende, possiamo investire nell’IA, oggi, a partire dalle informazioni e dal capitale narrativo di cui disponiamo, sul breve e lungo termine.
Ci sono eredità che restano saldamente legate all’essere umano e altre che possono essere trasmessi dalle macchine.
Il sapere è qualcosa di antropico (può solo migliorare) e di entropico (può solo aumentare).
Come imprese, il principale investimento da considerare, da oggi in poi, è quello di raccogliere, organizzare e archiviare tutto il sapere aziendale in asset digitali e formati scalabili.
Una strategia AI aziendale può essere inizialmente finalizzata a non frammentare e disperdere le conoscenze collettive e individuali, che successivamente incanalate e modernizzate in strumenti più attuali, possono generare nuovo valore.
I processi non sono solo fatti di #dati, ma di #connessioni, per questo la conoscenza può essere ben rappresentata più dalle relazioni (comunicazione) che dalle sole informazioni.